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Held: la mia giacca Zorro por siempre!

Questa volta il mio non sarà solo un test prodotto, parlerò anche di sentimenti.


Pronto ad affrontare il mio viaggio, nonostante la faccia dichiari solo "Ho ancora sonno."

Nell’intento di fornire a tutti Voi lettori il miglior servizio possibile, oggi Vi racconterò un’esperienza di viaggio mistico che ha come tema portante una giacca da turismo del marchio tedesco Held, nome già visto in queste pagine grazie al test dei guanti 2 in 1. (https://www.sfidadabar.it/post/guanto-2-in-1-di-held-flessibilità-e-sensibilità-alla-guida)


Zorro, un nome destinato alla leggenda!

Non so chi e come decida di dare dei nomi ai prodotti che usiamo ogni giorno, come motociclisti ma anche come persone, ma mi ha sempre incuriosito cercare di trovare un nesso logico tra la scelta di questi nomi e l’intento che potesse aver guidato il creatore del prodotto, o un ufficio marketing dalle oscure capacità mentali. Sì, perché è inevitabile rifarsi ad un antico adagio che suggerisce di non giudicare un libro dalla copertina, proprio perché è insito nella nostra natura il fatto di essere attratti da qualcosa che inizialmente muove dentro di noi sentimenti forti ed irrazionali, facendo leva sulla nostra emotività e sulle nostre pulsioni.

Queste tecniche sono di uso comune anche nel mondo del motorsport ed in generale dell’automotive, basti pensare a nomi evocativi come Huayra, diminutivo di Huayra-tata, che nella mitologia Andina altri non era, se non il, per noi più conosciuto, Eolo, Dio dei venti. Ovviamente non solo il geniale Horacio Pagani ha utilizzato questi trucchetti: a casa nostra, per dare ancora maggior enfasi all’italianità che ci fa splendere in tutto il mondo quando si parla di motori, Ducati pensò bene qualche anno fa di usare il nome del suo quartiere di nascita (Borgo Panigale, ovviamente) per battezzare la moto che ha segnato per l’azienda Bolognese la svolta di un’era.

Quindi, chiunque sia l’artefice di queste scelte, ha ben chiaro come colpirci dritti al cuore.

Ma mai come in questa occasione il fato ha ordito trame ancor più raffinate della giacca che mi ha scaldato in questo fine inverno ed in questa instabile e inusualmente fresca primavera. Ed allora Zorro, la giacca. E Zorro, il nome del mio cane, quello del quale sono stato l’umano per 12 anni. 


Un po' di tecnica, che non fa mai male...

La giacca Zorro è un prodotto tessile della famiglia Touring di Held, dotato di protezioni certificate EN 1621-1, ovvero capaci di assorbire urti e rilasciare un’energia residua nell’ordine di 35 kN, o se preferite capaci di resistere a 9 impatti da 50 J ciascuno (dove l’impatto simula una velocità di circa 50 km/h) sia sui gomiti ed avambracci, che sulle spalle, senza tralasciare ovviamente il paraschiena.

Gli inserti riflettenti, inoltre, garantiscono quell'extra che anche di notte permette un discreto livello di visibilità nonostante le opzioni in tonalità cromatiche scure.

Non credo sia necessario, ma anche in questo caso ci tengo a sottolineare ancora una volta quanto la sicurezza resti il mio primario obbiettivo, quindi essendo evidente che la scelta di un colore chiaro sia di grande aiuto per aumentare la Vostra visibilità, è ovviamente il mio consiglio.

Da un punto di vista prettamente emotivo, tuttavia, io l’avrei scelta nera…

La giacca dimostra una spiccata propensione per il vero uso da turismo sportivo, soprattutto grazie alle regolazioni notevolmente efficaci disposte su polsi, maniche, colletto e cintura; ma anche per la presenza delle numerose tasche interne ed esterne, particolarmente ben studiate per essere altamente protette in caso di pioggia, benché non a tenuta stagna, a differenza delle aperture di ventilazione, dotate invece di questo elegante e funzionale accorgimento.

Discorso quasi analogo per la giacca nella sua interezza, in quanto il tessuto della giacca, un HEROS®-TEC 500 D, pur presentando un’ottima capacità di resistenza alla permeabilità, non riesce a raggiungere i livelli garantiti da altri prodotti in gamma. Compensa tuttavia questo deficit la membrana interna in HUMAX®-Z-Liner, di cui ho potuto apprezzare l’impermeabilità e la capacità traspirante. Devo tuttavia testarla meglio in estate, quando magari prenderò un acquazzone e sotto la giacca sarò meno vestito, perché ad oggi, nei test effettuati in inverno con un pile pesante, un po’ di condensa da sudore a mio avviso c’era. Questa ritengo sia comunque una nota molto positiva, in quanto certifica la notevole resistenza garantita da questa giacca al freddo.


La regolazione del polsino, un dettaglio che non soddisfa al 100% i miei gusti.


Come sempre non posso esimermi dal raccontarvi anche quelli che ho trovato come dei punti deficitari, e perciò parto con la regolazione del polsino. Sicuramente una soluzione non usuale, ed incredibilmente comoda nell’uso ordinario dell'indossa/togli la giacca, tuttavia ho trovato una difficoltà notevolmente superiore rispetto a giacche con una chiusura tradizionale nel mettermi i guanti. Ed è un peccato rilevare che questo problema si sia riscontrato anche con i guanti Held 2 in 1 già testati, perché sta a dimostrare che non si tratta di incompatibilità di prodotto dovuto ad uso di un altro marchio, ma proprio di una scelta tecnica che a me ha dato dimostrazione di un non completa praticità. Va tuttavia riconosciuto il fatto che una volta superato questo scoglio, non si avverte nessun fastidio nella guida, e nessun problema legato all’eventuale infiltrazione di acqua, quindi direi che questo è un neo sì presente, ma trascurabile.

Altro dettaglio che non mi ha convinto al 100% per due motivi molto differenti tra loro è la taschina segreta, quella che per intenderci sta tra la chiusura del bavero e la zip di chiusura della giacca. Mi chiedo per quale ragione la zip tiracerniera di quella tasca, che si suppone possa essere utilizzata ad esempio per il portafoglio o per il cellulare, non sia dotata di un tirante un po’ più lungo, o quantomeno più semplicemente afferrabile con i guanti invernali, e per quale ragione non sia realizzata con una tessitura che garantisca un effetto gabbia di Faraday, al fine di minimizzare l’emissione di microonde in una zona così vicina al cuore.

Ok, quest’ultima considerazione forse è un po’ forzata, ma sempre per via della mia mania in termini di sicurezza, Vi voglio ricordare che l’inquinamento elettromagnetico è una realtà che esiste, e con cui dovremo fare i conti anche a livello di salute, un giorno non molto lontano.

Anche qui, come avrete capito, si tratta in realtà di quisquilie atte a sottolineare la generale bontà di Zorro, che con i limiti imposti dalla categoria nella quale si inserisce, si dimostra essere una scelta ottima sia per l’eccellente rapporto spesa/resa, sia per l’altissima qualità percepita e dimostrata.

E così è stato anche per me, dodici anni fa, anche se non scelsi io Zorro, ma lui scelse me.


Zorro.

Il caso non esiste.

O almeno così possiamo riassumere in estrema sintesi il pensiero sincronico di Jung, secondo il quale la maggior parte degli eventi che avvengono nelle nostre vite che noi riteniamo essere coincidenze, rappresentano un messaggio o un’indicazione verso una determinata strada da percorrere.

So, come motociclista, quanto sia romantica l’immagine della strada da percorrere senza un indirizzo, verso una meta sconosciuta; tuttavia a volte, nella vita reale, arrivare a vivere questa situazione può far paura. Ed in questi momenti arriva quel “caso” di cui parlavamo prima, quello che “non esiste” perché non è un caso.

Il mio si chiamava Zorro.

Zorro arrivò da me in un periodo in cui stavo percorrendo una strada che non conoscevo, senza sapere o capire quale fosse la mia meta, e che al di là della giusta incoscienza della mia giovane età, un po’ mi preoccupava.

Erano anni che desideravo riempire nuovamente la mia vita della presenza di un compagno fedele e sincero come solo un cane sa essere, ma nel pieno boom della mia gavetta, impegnato tra almeno sei diversi campionati, non ero veramente quasi mai a casa. Avevo già avuto un cane, così come altri animali, ma sapevo che a differenza di molte altre specie, i cani chiedono solo di stare nel loro branco, anche se il branco fosse fatto di due unità, di cui una siano loro stessi.

Ma il nostro destino era già stato scritto, e così una mattina arrivai nell’officina dove avevo iniziato ad apprendere l’arte della meccanica, e lo trovai lì. Era stato abbandonato, o era scappato, ma dimostrava più mansuetudine che paura, come se da subito avesse percepito di essere al sicuro.

Ancora non so spiegarlo diversamente da così, ma tutto si incastrò alla perfezione: i miei vari team manager accolsero di buon grado la mia richiesta di poterlo portare con me in pista, e così fece anche il mio Maestro, dandomi così la possibilità di averlo al mio fianco praticamente sempre tutti i giorni.

Per la maggior parte della nostra vita insieme siamo stati l’uno al fianco dell’altro, e questa sinergia si è modificata solo quando a casa arrivò un’altra presenza, quella che poi diventò mia moglie, alla quale affidai il mio bene più prezioso per riempire le sue giornate da newcomer in una città per lei nuova e distante dalla sua terra natia.

Il tempo è volato, e dopo lunghi e piacevoli anni insieme, siamo rimasti soli, io e Zorro.

Così come eravamo partiti, il nostro branco di due continuava la sua marcia.

Ma il tempo è un cavaliere implacabile, ed il momento per i saluti è arrivato in punta di piedi, ma inesorabile. Il venti di Febbraio la sua malattia, che mai aveva fatto cenno nemmeno di esistere fino a quel momento, si è mostrata violenta, feroce, e veloce come le moto che abbiamo vissuto insieme per tutta la vita: mi ha costretto a diventare più solido di quanto non fossi mai stato, forzandomi a prendere la scelta più giusta e più dura che abbia mai preso in tutta la mia vita.

Il ventuno di Febbraio duemiladiciannove il branco di due ha cessato di esistere.

Pochi giorni più tardi ho ricevuto la telefonata di Leonardo, che mi diceva che erano arrivati i completi da testare per Held. “Per la tua taglia è arrivata la giacca giusta, che ti saprà scaldare e proteggere. Si chiama Zorro.”

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