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Poche moto ad Automotoretrò ed Automotoracing

La manifestazione continua però a crescere nei numeri assoluti. Ma allora di chi è la colpa?





Leggi il testo del servizio:

Autoretrò e Autoracing: sarebbe quasi più giusto chiamarla così la kermesse torinese dove le moto sembrano un contorno, piuttosto che una delle portate.

All’Oval è quasi impossibile vederne una, con qualche eccezione giusto per confermare la regola.

Nel padiglione 1 invece fanno nulla di più che qualche comparata, con spazi dedicati alle auto di prestigio vendute all’asta.

Nel padiglione 2 vi è un’area interamente dedicata alle 2 ruote, ma occupa circa un quarto del padiglione, con i soliti volti ed in parte i soliti mezzi.

Il tema di quest’anno era le moto giapponesi degli anni 70: tante emozioni quindi nel rivedere le ormai rare due tempi da sparo a 3 cilindri. Poi qualche stand di club e preparatori con in mezzo il business dei gudget, onnipresente e che ci sta.

Moto in quantità se ne sono viste solo tra le classiche dei mercatino delle pulci al padiglione 3.

Anche nella conferenza stampa il tema delle moto su 45 minuti ne occupa 1 e mezzo per fare un cenno al tema a loro dedicato e riprendere poi i discorsi sulle auto, sponsor compresi.

Ma la polemica vuol essere tutto tranne che distruttiva: è da appassionati che si sente la mancanza di più spazio. E la colpa non è certo degli organizzatori della manifestazione.

E’ con trasporto autentico che Beppe Gianoglio, sollecitato sul tema proprio da Sfida da Bar, parla della tradizione motociclistica di Torino, facendo riferimento agli oltre 120 costruttori che la storia motociclistica del capoluogo conta. Molti di più dei costruttori di auto, anche se è innegabile che le differenze tra le due realtà sia gigantesca anche parlando di ricaduta economica ed occupazionale.

Questo insieme alla considerazione che le moto occupino fisicamente molto meno spazio delle auto e che quindi una ripartizione equa dei padiglioni sarebbe comunque difficile da proporre.

Fatte salve tutte le considerazioni del caso resta il fatto che da appassionato prevalentemente di moto a questa fiera si ha la sensazione che ne manchi un pezzo: soprattutto per quanto concerne il racing, ed a maggior ragione se si tiene conto che si tratta di un evento di rilievo a livello europeo.

Ma allora, se la colpa non è degli organizzatori, di chi è?

Magari delle aziende di settore. Suzuki Italia, con sede a Robassomero (a 20 minuti dal Lingotto), fece una comparata qualche anno fa: poi più nulla. Le altre, si ha la percezione che siano totalmente assenti.

E le aziende che operano nell’accessoristica racing? Qualcuno le ha contattate? Possibile che nessuno creda che valga la pena investire su una manifestazione che annovera oltre 1200 espositori, che negli anni non ha fatto altro che crescere, che quest’anno ha portato a Torino oltre 70.000 persone paganti e appassionate di motori?

Se avete delle risposte datecele, chiunque voi siate.

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